La castagna del prete tra leggenda e tradizione
Un prodotto d’eccellenza, simbolo di un territorio, quello di Ospedaletto D’Alpinolo: è la castagna del prete. Scopriamone insieme leggenda e tradizione.
Ospedaletto D’Alpinolo è una località in provincia di Avellino, da dove la storia della nostra azienda ha avuto origine, che si trova a circa 720 metri di altitudine e da sempre crocevia di pellegrini che si recano da Mamma Schiavona a Montevergine. Da sempre, gli abitanti del posto offrono alle persone in pellegrinaggio i prodotti del proprio territorio tra cui spiccano le castagne che i pellegrini erano (e sono) soliti acquistare per rifocillarsi durante il cammino. Proprio alla castagna è dedicata la festa nel mese di ottobre, che si svolge nel centro storico di Ospedaletto d’Alpinolo, durante la quale viene celebrata “la castagna del prete” che la tradizione attribuisce alle capacità gastronomiche dei preti irpini. Si tratta di castagne di prima qualità, selezionate per calibro, che richiedono un processo produttivo tanto tradizionale quanto specifico.
La leggenda della castagna del prete
Ma perché questo tipo di castagna viene definita “del prete”? Il nome deriva dal fatto che anticamente a produrle fossero, appunto, i monaci irpini. Ma una leggenda più romantica e fantasiosa si nasconde dietro alla squisita castagna del prete. Si narra, infatti, che un giorno un prete del luogo ricevette in dono tantissime castagne e che per trasportarle verso casa caricò il suo mulo. L’animale però gravato dal grosso peso e forse mal condotto dall’anziano monaco inciampò in un fiume riversando tutte le castagne in acqua. Il prete non si fece scoraggiare dallo scherno del villaggio: tornò a casa e mise le castagne ad asciugare in un forno creando così la gustosa ricetta che prende appunto il nome di “castagna del prete”.
La produzione della castagna del prete
In realtà per quanto fantasiosa, questa leggenda offre la spiegazione del processo di produzione delle castagne del prete che tutt’oggi viene seguito. Le castagne appena raccolte, infatti, sono umide per l’alto contenuto d’acqua e per questo motivo vengono essiccate all’interno dei “gratai” (delle strutture costantemente riscaldate) per dieci giorni. Il successivo step, secondo la tradizione irpina, vuole che le castagne, ormai secche, vengano tostate in forni caldissimi. Le castagne, così ottenute, vanno poi reidratate: infatti, vengono immerse nell’acqua fino a quando non tornano morbide. Le castagne, così trattate, si connotano di specifiche note sensoriali, al gusto e all’olfatto, e di una consistenza morbida.
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