Fresche o secche, le mandorle sono semi buonissimi e molto nutrienti, ricchi di proteine e sali minerali, utilizzati soprattutto in pasticceria per realizzare prelibatezze come il torrone, i confetti e il marzapane. Su dolci a base di mandorla, proprietà benefiche e utilizzi in cosmesi se ne sono dette e scritte tante. Oggi, vogliamo parlarvi dell’aspetto simbolico, mitico e storico di questo frutto originario dell’Asia.
La Storia della mandorla
Originaria dell’Asia, la mandorla cresceva già nell’età della pietra e presumibilmente venne coltivata a partire dall’età del bronzo, diventando il primo frutto lavorato dell’antichità.
Egizi, Greci, Romani e Medioevo
Nell’antico Egitto e in Grecia erano frutti molti diffusi, tanto che i Romani le chiamavano “nux graeca” (mandorla greca, appunto). Presso quest’ultimi, inoltre, la mandorla era ritenuta un rimedio contro l’ubriachezza. Plutarco, infatti, narra di un medico che, ospite del figlio dell’imperatore Tiberio, sfidava sfrontatamente chiunque a bere del vino. Il mistero della sua “forza” rimase inaccessibile fino al giorno che fu sorpreso a mangiare mandorle prima del pasto. Inquisito per lo strano comportamento, confessò che se non avesse mangiato quei frutti, anche una minima quantità di vino gli avrebbe dato alla testa.
Nel Medioevo la mandorla divenne uno degli ingredienti più usati sia nella cucina di corte che per gli afrodisiaci e i filtri d’amore. La medicina umorale medioevale riponeva grandi aspettative nelle mandorle, prescrivendole nei casi di deperimento per ringiovanire e potenziare l’attività sessuali. Diventando ingrediente essenziale anche dei biscotti restaurativi.
Il mito dell’albero di mandorla
La pianta del mandorlo fiorisce prima di tutte le altre, spesso a fine inverno. Un mito degli antichi greci, che in quanto a decantare l’amore non avevano rivali, ne svela il perché. È nell’amore di Acamante e Fillide che la storia si confonde con il mito.
Acamante e Fillide
Acamante, eroe greco figlio di Fedra e Teseo, durante il suo viaggio verso Troia sostò qualche giorno in Tracia, dove conobbe la principessa Fillide. I due s’innamorarono ma Acamante, col peso della guerra sulle spalle, dovette ripartire. Dieci anni la principessa lo aspettò prima di morire di dolore pensando che l’amato non fosse sopravvissuto alle battaglie.
La dea Atena, impietosendosi di questa triste vicenda, tramutò Fillide in un mandorlo. Acamante, in realtà ancora vivo, venuto a conoscenza della morte della sua amata, si recò nel luogo in cui si trovava l’albero. L’abbraccio del giovane fece spuntare dei fiori bianchi che ancora oggi, in primavera, testimoniano l’amore eterno dei due. I fiori di mandorlo, come detto, sono i primi a sbocciare in primavera e talvolta nel tardo inverno.
La mandorla come simbolo di speranza
Per questo le mandorle simboleggiano la speranza, oltre che il ritorno in vita della natura ma, sfiorendo nell’arco di un breve lasso di tempo, rappresentano anche la delicatezza e la fragilità.
Il significato del fiore ha ispirato miti e leggende, promosso la nascita di tradizioni, diffuso parole sacre, cultura e folclore, che affondano le radici in tempi lontani, dove la pianta è coltivata.
Curiosità
Perché gli orientali hanno gli “occhi a mandorla”? È verò: la piega nell’angolo interno degli occhi delle persone asiatiche sembrerebbe disegnare una mandorla. Il motivo è da rintracciare nei caratteri ereditari: questa particolare conformazione, infatti, serviva ai loro antenati siberiani per proteggere gli occhi dal vento, dal freddo e dalla luca riflessa dalla neve.
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